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Cala il risparmio degli italiani

Inoltre, i tassi restano fermi

Buongiorno! Io sono Ale e questa è dipende, la newsletter che risolve tutti i tuoi dubbi sull'economia (per davvero!).

Di cosa parliamo oggi?

  • 🇮🇹 Il risparmio degli italiani sta diminuendo

  • 🏦 La BCE tiene i tassi fermi

🇮🇹 Il risparmio degli italiani sta diminuendo

Credits: OCPI

Nel corso del 2023, la propensione al risparmio degli italiani ha subito una significativa riduzione, scendendo dal 7,8% registrato nel 2022 al 6,3%, toccando il suo punto più basso dal 1995 (fonte: DEF; Il Sole 24 Ore).

C'era un tempo in cui il risparmio era una caratteristica distintiva del nostro popolo. Che cosa ha portato a questo cambiamento?

Le ragioni dietro questa diminuzione della propensione al risparmio possono essere individuate in:

  • 📈 Aumento del costo della vita, non è un mistero che l’inflazione abbia colpito duro le famiglie e le imprese italiane negli ultimi anni;

  • 💰 Aumento delle imposte, nel 2023 l’importo delle imposte pagate dalle famiglie italiane è aumentato di 24,6 miliardi di euro rispetto al 2022;

  • 📊 La stagnazione degli stipendi, ne abbiamo parlato molto, se gli stipendi rimangono sostanzialmente fermi in termini reali e contemporaneamente aumentano le voci di costo è impossibile poter risparmiare in maniera consistente.

Insomma, non siamo passati dall’essere un popolo di risparmiatori e ad uno di affamati consumatori, semplicemente la mancanza di una crescita degli stipendi sostenuta da un aumento della produttività marginale del lavoro assieme all’aumento generale dei prezzi e degli shock economici di prezzo hanno fatto si che risparmiare sia diventata un’operazione più difficile.

In generale, è noto che una diminuzione della propensione al risparmio è spesso accompagnata da un aumento della propensione al consumo (e questo non è un male, anzi).

Tuttavia, in periodi di inflazione, tale fenomeno è considerato ragionevole poiché l'incremento dei prezzi tende a "anticipare" i consumi, in quanto si prevede che lo stesso bene costerà di più in futuro.

Infatti, nel DEF presentato di recente dal governo si legge:

Nonostante l’elevata inflazione, i primi segnali di trasmissione della politica monetaria al settore privato e il peggioramento delle prospettive a breve termine colto dalle indagini qualitative, nei primi tre trimestri del 2023 i consumi delle famiglie sono cresciuti a un ritmo significativo” e, inoltre,

Nonostante nel complesso del 2023 la propensione al risparmio in percentuale del reddito disponibile sia diminuita (6,3 per cento, dal 7,8 per cento del 2022), raggiungendo il valore minimo in serie storica, su base trimestrale si sono registrati andamenti differenti. Ciò ha riflesso una dinamica del reddito disponibile lordo nominale complessivamente più favorevole rispetto a quella dei consumi delle famiglie”.

Quindi, il dato della riduzione della propensione al risparmio non è in sè negativo. Però, la stagnazione dei salari, unita all'aumento dei prezzi, se prolungata nel tempo potrebbe contribuire a frenare in modo significativo i consumi, creando una situazione economica difficile da affrontare.

🏦 La BCE non riduce i tassi di interessi

Nonostante i risultati confortanti dal lato dell’inflazione, la Banca centrale europea ha deciso di mantenere fermi i tassi d'interesse, ma si sta muovendo verso una possibile riduzione nella prossima riunione di giugno.

Alcuni membri del consiglio direttivo erano favorevoli a un cambiamento immediato, ma alla fine hanno accettato di attendere i dati di giugno per valutare meglio l'inflazione. Anche i più propensi a una politica monetaria restrittiva sono ora pronti a sostenere un cambiamento di rotta.

Questa decisione arriva dopo cinque pause dopo un ciclo di dieci aumenti consecutivi. La BCE ha indicato chiaramente che ridurre il livello attuale di restrizione della politica monetaria sarebbe opportuno.

Le condizioni per invertire questa tendenza sono chiare: la valutazione prevista per giugno dovrà offrire maggiori certezze sull'inflazione e sulla dinamica economica.

La presidente della BCE, Christine Lagarde, ha sottolineato che il board continuerà ad essere guidato dai dati in arrivo. Il rialzo dell'inflazione negli Stati Uniti non ha influenzato le decisioni di Francoforte.

Lagarde ha evidenziato che l'economia dell'Eurozona è rimasta debole nel primo trimestre, ma i dati indicano una ripresa graduale. Inoltre, per fronteggiare l'aumento dei salari, la Presidente dell BCE ha sottolineato l'importanza di assorbire gli aumenti dagli utili aziendali per evitare un'ulteriore escalation dei prezzi. La BCE si aspetta che i governi riducano deficit e debito e ritirino gli aiuti introdotti durante i periodi di inflazione elevata degli ultimi due anni.

Infine, Lagarde ha chiarito che le procedure per il deficit eccessivo non metteranno a rischio l'eventuale utilizzo del Tpi, lo strumento anti-spread della BCE.

Personalmente, ritengo che la BCE abbia fatto bene a non abbassare già i tassi. Sebbene i mercati stiano già prezzando una riduzione dei tassi, accelerare questo processo potrebbe essere rischioso considerando che abbiamo evitato il rischio di recessione.

Tuttavia, su una cosa è difficile essere d'accordo con la presidente della BCE quando afferma che "non siamo dipendenti dalle decisioni della Fed", perché l'inflazione nell'UE di fatto segue quella degli Stati Uniti.

Infatti, questo grafico lo dimostra chiaramente:

Fonte: Holger Zschaepitz

Alla prossima
Ale 💙

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Per quanto possa essere una modalità per una corretta gestione dei conti pubblici ci sono delle problematiche da affrontare o perlomeno da tenere in considerazione.

Il Governo Meloni ha deciso di percorrere la strada delle privatizzazioni per contenere il rapporto debito-PIL… ci riuscirà?

👨🏻‍🏫 Il Grafico della settimana

Gli investimenti diretti esteri (IDE) sono una componente del PIL e, da un certo punto di vista, un indicatore di fiducia del resto del mondo nei confronti di quel Paese.

L’Italia si posiziona stabilmente sotto una percentuale di IDE rispetto al PIL pari al 2% in linea con alcuni Stati europei, come il Regno Unito, ma al di sotto di altri, come la Germania.

Credits: Our World In Data

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