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Caro affitti e studenti in difficoltà: Una nuova piaga per chi vuole specializzarsi da fuiorisede

Sbloccato poco più di mezzo miliardo di euro per l'emergenza.

Buongiorno! Io sono Ale e questa è dipende, la newsletter che ogni venerdì risolve tutti i tuoi dubbi sull'economia (per davvero!).

Di cosa parleremo oggi?

€660 milioni di euro. Queste le risorse che il governo ha sbloccato per il caro affitti degli alloggi universitari, andando in soccorso a studenti e famiglie in difficoltà.

Tutto molto bello, ma una domanda sorge spontanea: saranno sufficienti per gestire l’emergenza che affligge gli studenti universitari?

Anche perché il tema è rilevante: il caro affitti sta diventando sempre più un ostacolo, sia per l’accesso all’istruzione, che come potenziale limite alla mobilità sociale.

Nuovi milioni a disposizione

Il Governo ha autorizzato la presentazione di un emendamento per confermare l’immediata operatività di €660 milioni dedicati all’acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore.

L’emendamento arriva dopo un’interlocuzione con la Commissione Europea che ha consentito di escludere la natura di questi interventi come "aiuti di Stato", passaggio fondamentale per rendere le risorse subito disponibili!

Alcuni dati per capire meglio la situazione…

Partiamo da una verità: la maggior parte dei fuori sede deve trovare una sistemazione in una abitazione privata.

La soluzione più diffusa è quella di condividere l'appartamento con altri colleghi (per risparmiare).

Oltre un terzo di chi opta per questa strada (38%) divide la casa con almeno tre persone, un altro terzo (32%) con due “colleghi” e la parte restante (30%) ha un solo coinquilino.

Stiamo ovviamente parlando di studenti, che non hanno quindi un lavoro o, se lo hanno, ancora non godono di uno stipendio relativamente alto, che rende quindi necessario l’aiuto dei genitori.

Soluzioni ne abbiamo?

La situazione non è delle migliori e per quanto abbia assunto rilevanza nell’opinione pubblica solo ora, stiamo parlando di un problema che ci portiamo avanti da tanto tempo…

Da un lato i proprietari degli immobili cercano (comprensibilmente) di evitare perdite reali dalla loro rendita e lo fanno alzando il canone di affitto.

Dall’altra, le persone in affitto possono permettersi sempre meno di vivere in città dove il costo della vita continua ad aumentare, e questo può essere un problema per l’accesso all’istruzione, soprattutto quella in istituti con un ranking più elevato o con sbocchi lavorativi migliori.

E quindi qual è la soluzione?

La prima cosa che verrebbe in mente di fare sarebbe quella di imporre un limite al canone di locazione, con l’idea di salvaguardare chi è in affitto. Ma siamo sicuri che sia la scelta migliore?

Ehi Ale, qual è la tua opinione?

Vuoi saperne di più e comprendere meglio questa vicenda economica di primaria importanza per il nostro Paese?

Beh, dipende tutto da te!

Al costo di un caffè a settimana (adeguato all’inflazione corrente 😉), potrai sapere cosa ne pensa Ale!

L’opinione diretta del vostro Ale.conomista!

Un tetto massimo agli affitti è la soluzione al problema?

Un tetto massimo agli affitti, per quanto a primo impatto possa sembrare la soluzione migliore, in realtà peggiorerebbe la situazione.

Se questo succedesse, infatti, si genererebbe uno squilibrio nel mercato: questo perché mettere un prezzo troppo basso rispetto a quello al quale il mercato sta tendendo non farebbe altro che diminuire la quantità di beni (aka gli immobili che sono messi in affitto).

Inoltre, tale operazione potrebbe “stimolare” una contrattazione poco trasparente tra locatore e locatario, ovvero un pagamento formale che rispetta i vincoli dettati dalla legge, a cui si aggiunge il pagamento di una somma “a nero”.

Obiezioni?

La prima obiezione che può essermi mossa è che la domanda di immobili non è elastica come quella di altri beni, quindi se un individuo non affitta il proprio bene per via della legge imposta non è che l’appartamento “scompare”.

E questo è vero, ma è importante identificare il segmento di mercato al quale ci stiamo riferendo quando facciamo questi ragionamenti.

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