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Case green e spread: cosa sta succedendo?

Buongiorno! Io sono Ale e questa è dipende, la newsletter che risolve tutti i tuoi dubbi sull'economia (per davvero!).

Di cosa parliamo oggi?

  • 🏡 Direttiva “case green”: cosa comporta?

  • 📉 Lo spread scende: c’è da festeggiare?

🏡 Normativa “case green”: cosa comporta?

Credits: The Watcher Post

La Direttiva europea sull’efficientamento energetico relativo agli edifici residenziali ha causato non poche polemiche e agitazioni nel panorama politico, generando un ampio dibattito sul da farsi.

Cosa comporta la direttiva europea?

Basandoci su quanto dice Altroconsumo:

  • ⚡ Prevede che gli Stati membri riducano il consumo medio di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.

  • 🏠 Riguarderà 5 milioni di edifici in Italia, quelli meno efficienti.

  • 🇪🇺 Saranno i singoli Stati a definire le misure per raggiungere gli obiettivi europei.

Una delle ripercussioni più importanti riguarda la messa al bando delle caldaie a gas entro il 2040, in favore di sistemi che combinino pompe di calore e solare termico, indubbiamente più efficienti e meno inquinanti.

L’efficientamento energetico al quale si ambisce necessiterà di uno switch di incentivi dalle attuali fonti energetiche (meno efficienti e molto inquinanti) a quelle meno impattanti sia sulla bolletta che sull’ambiente.

Questa policy si posiziona nell’ambito della transizione sostenibile del settore immobiliare e delle costruzioni, che è uno dei settori attualmente più impattanti e che necessità una spinta verso un modello di produzione circolare. A questo proposito, insieme a un cambio di paradigma dal lato di consumatori e imprese, è decisivo l’intervento del policy maker, che nel breve periodo potrebbe comportare dei costi di transizione difficili da gestire. Vi lascio di seguito un estratto di un mio lavoro di ricerca, che verrà pubblicato a breve, sul tema della transizione del sistema edilizio verso un approccio circolare e di bioeconomia:

L’edilizia rappresenta uno dei settori a più alta intensità di carbonio, e necessita di un’urgente transizione dal modello lineare “take-make-dispose” a uno circolare, basato sull’utilizzo di risorse biologiche. Attualmente, questo settore ha un notevole impatto ambientale che si estende per tutto il ciclo di vita degli edifici (es. costruzione, uso, demolizione), così come per il ciclo di vita dei materiali edilizi. A livello globale, infatti, si stima che gli edifici rappresentino il 60% del consumo complessivo di energia e contribuiscano in modo significativo alle emissioni di gas serra (European Circular Economy Stakeholder Platform, 2022). Considerando l'intero ciclo di vita degli edifici, è possibile attribuire al settore delle costruzioni il 30% dell'acqua consumata in Europa (Asada et al., 2020). A tutto questo bisogna aggiungere gli impatti complessivi del settore in termini di riduzione della biodiversità, inquinamento delle risorse idriche, dell'atmosfera e del terreno, nonché la produzione di rifiuti tossici (CGRi, 2023).

Recenti stime mostrano che circa il 75% del patrimonio edilizio europeo è inefficiente dal punto di vista energetico, e il 15% dei materiali da costruzione viene sprecato nella fase di costruzione (ECESP, 2021).

Considerati i limiti attuali e prospettici del sistema edilizio, la transizione verso un sistema edilizio circolare basato sull’utilizzo di risorse biologiche è una sfida da cogliere che può avere un impatto significativo nel preservare l’ambiente.

In termini economici e sociali i potenziali benefici di un approccio bioeconomico non sono trascurabili. Investire in edifici circolari, efficienti e progettati in linea con i principi della bioeconomia potrebbe tradursi in costi di proprietà più bassi e un rispettivo aumento del valore degli immobili. Inoltre, l’aumento di spazi verdi nelle città potrebbero ridurre i costi di raffreddamento e di assistenza sanitaria (SYSTEMIQ, 2022). Infatti, si stima che la transizione verso le fonti di energia rinnovabili nell'industria edilizia potrebbe far risparmiare 35 miliardi di metri cubi di gas naturale entro il 2030 (JRC, 2023). Perciò, il settore edilizio è tra i principali beneficiari dei possibili impatti positivi della transizione verso un sistema in linea con i principi della bioeconomia. Ad esempio, nuovi modelli di edilizia durevole, come il “build-to-rent” citato in precedenza, stanno diventando sempre più di interesse dato il potenziale aumento dei rendimenti per gli investitori in immobili commerciali (Ellen MacArthur Foundation, 2018). Allo stesso tempo, i costi dei materiali e dei rifiuti e possono ridursi, incentivando così l'eliminazione dei materiali nocivi dagli edifici e migliorando di conseguenza la salute e la produttività degli inquilini (Ellen MacArthur Foundation, 2018, 2018b).

Le istituzioni Europee mostrano un impegno crescente nell’incentivare l’efficienza energetica. Ogni anno vengono spesi fino a 90 miliardi di euro per migliorare l'efficienza energetica del patrimonio edilizio, a fronte degli ulteriori 275 miliardi di euro previsti per raggiungere l'obiettivo climatico dell'UE per il 2030 (EEB, 2021).

Nonostante questi impegni, la transizione verso un’edilizia circolare e sostenibile presenta vari ostacoli da affrontare. In particolare, nell’ultimo decennio, il mercato delle ristrutturazioni è cresciuto più di quello legato alle nuove costruzioni, ma i progetti di ristrutturazione profonda ed efficiente degli immobili risultano ancora limitati (European Environmental Bureau, 2021b).Questo è dovuto in parte alla struttura del mercato, composto prevalentemente da piccole e medie imprese (oltre il 95% secondo il rapporto FIEC, 2021), la cui produttività è relativamente limitata.

📉 Lo spread scende: c’è da festeggiare?

Credits: Milano Finanza

Lo spread è in caduta libera e ciò è un fatto positivo per la nostra economia, ma prima di approfondire il discorso è bene ripassare cosa sia questo strumento!

Cos’è lo spread?

Lo spread è il differenziale tra i titoli di Stato decennali italiani e quelli tedeschi.

Per capirci, se il Bund tedesco rende il 2% (200 punti base) e i BTP decennali italiani il 3,5% (350 punti base) allora lo spread varrà 150 punti base.

Il differenziale di rendimento indica quanto il nostro Paese sia più rischioso rispetto alla Germania, quindi è bene che il suo valore non sia mai troppo elevato.

Credits: Borsa italiana

Il differenziale BTP-Bund è calato di 50 punti base rispetto all’anno scorso portando effetti benefici per l’Italia:

  • 🏦 Minore rischio percepito dagli investitori

  • 💰 Respiro per i conti pubblici, specialmente in un contesto di rialzo dei tassi di interesse

  • 📊 Minore peso del debito pubblico, anche se molto dipende dalle misure tramite le quali il nostro Paese stimolerà il PIL

Lo spread è dato da una differenza: tasso di interesse sui titoli italiani - tasso di interesse sui titoli tedeschi della stessa scadenza. Non ci vuole un dottorato di ricerca per capire che il risultato di una differenza dipende appunto dalla dinamica di entrambi i fattori.

Se lo spread si riduce, non è necessariamente detto che il merito sia del nostro paese. Può succedere che, a parità di tasso di interesse pagato sui BTP, aumenti il tasso di interesse medio pagato sui titoli tedeschi. Perciò, in questo caso, la riduzione dello spread indica un “demerito” della Germania piuttosto che un merito dell’Italia.

Infatti, proviamo a guardare il tasso di interesse sui Bund tedeschi a 10 anni:

Fonte: Investing.com

Negli ultimi 2 anni, il tasso di interesse è aumentato in modo consistente. Ed è successo più o meno lo stesso in Italia, per via degli aumenti dei tassi da parte della BCE.

Però, a differenza nostra, la Germania ha subito una contrazione significativa del Pil, andando in recessione. Perciò è questo il fattore che spiega la relativamente scarsa performance della Germania, e quindi giustifica parte della riduzione dello spread.

Attenzione perciò a gridare alla vittoria quando lo spread scende: non significa necessariamente che stiamo andando bene.

Alla prossima
Ale 💙

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Credits: Our World in Data

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