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🫡 Credibilità è la parola d'ordine per le Banche Centrali

Buongiorno! Io sono Ale e questa è dipende, la newsletter che ogni venerdì risolve tutti i tuoi dubbi sull'economia (per davvero!).

Di cosa parleremo oggi?

Nel Deep Dive di oggi affrontiamo uno degli argomenti di macroeconomia più interessanti degli ultimi anni: la credibilità delle Banche Centrali (e perché è così importante!)

La nuova direzione comunicativa della BCE

Negli ultimi decenni le banche centrali hanno cambiato approccio alla comunicazione. Da un reticente “never justify, never excuse” si è passati ad una ampia comunicazione, con un unico obiettivo ben chiaro in testa: influenzare le aspettative e rendere più efficiente la politica monetaria.

La parolina magica è proprio aspettative: questo perché le Banche Centrali focalizzano la loro comunicazione proprio su questo, ovvero sulla volontà di influenzare le aspettative degli operatori economici.

Tramite la propria comunicazione, con cui una banca centrale ad esempio annuncia una politica monetaria o un obiettivo macroeconomico, questa si lega le mani e proietta la propria credibilità sugli agenti che operano nei mercati, che adeguano i propri comportamenti di conseguenza.

Certo, dopo un annuncio la banca centrale può sempre e comunque deviare e cambiare rotta, ma questa è una scelta che poco conviene strategicamente, dato che la rende meno credibile in futuro (un po’ come la storia ‘al lupo al lupo’).

Il nuovo mantra è comunicare ai non esperti

Per capire qual è la nuova strategia comunicativa della BCE e perché è così importante, è utile dare un’occhiata agli studi e alle analisi.

L’articolo can the ECB gain credibility by explaining its strategy?” pubblicato nell’Agosto 2021 dai tre economisti della BCE Michael Ehrmann, Dimitris Georgarakos e Geoff Kenny esamina proprio questo.

Empiricamente tramite uno studio comportamentale i tre economisti hanno cercato di capire gli effetti della comunicazione della BCE sulla credibilità dell’istituto stesso.

Lo studio prende in considerazione cittadini europei non tecnici, non informati sulle politiche monetarie e non a conoscenza dell’inflation target (che secondo i sondaggi BCE sono rappresentativi del 90% dei cittadini).

Lo studio prende in analisi 5 gruppi di persone, con ciascun gruppo a cui viene fornito un bagaglio di informazioni diverso. Qui un piccolo recap di come è stato realizzato (il perché ve lo sto dicendo vi sarà più chiaro tra poco):

  • 1️⃣ Il primo gruppo è usato come gruppo di controllo e non viene provvisto di alcuna informazione

  • 2️⃣ Il secondo gruppo viene informato del target del 2% e che ogni deviazione, positiva o negativa, rappresenta una perdita

  • 3️⃣ Al terzo gruppo in aggiunta all’informazione sul target vengono offerte nozioni teoriche sul ruolo dell’inflazione nell’economia

  • 4️⃣ Il quarto gruppo riceve informazioni sul target e sulle politiche riguardanti il cambiamento climatico

  • 5️⃣ Il quinto gruppo riceve informazioni sul target e sul ruolo dei prezzi dell’immobiliare.

Ma quindi cosa è stato scoperto da questo studio?

In sintesi, che più informazioni la BCE è in grado di dare rispetto alle scelte che compie e più è trasparente nello spiegare ai “cittadini comuni” il perché di queste scelte, più questi riterranno la banca centrale CREDIBILE e in grado di raggiungere i suoi obiettivi.

La credibilità della BCE, quindi, non impatta solo gli investitori e i “tecnici” che operano sui mercati, ma anche la fiducia del consumatore e del cittadino, entrambi fattori di estrema importanza a livello macroeconomico.

Serve coprire i canali comunicativi giusti

Tuttavia, mentre i mercati sono controllati da tecnici che si informano su pubblicazioni, conferenze e press releases, il pubblico necessita di una comunicazione su canali adeguati.

Comunicazione con il pubblico che è stata tutto fuorché una priorità per tanto tempo.

Se ci guardiamo indietro di 15 anni, il 2008 è il perfetto esempio di come una mancata comunicazione delle decisioni possa avere effetti negativi sulla fiducia che le persone hanno nel sistema.

Le condizioni macroeconomiche derivanti dalla crisi e le relative scelte della BCE non furono comunicate abbastanza e il risultato fu un crollo nella fiducia dei cittadini europei nella BCE, che solo 10 anni dopo iniziò a risalire

Comunicazione che è divenuta sempre più importante negli anni successivi alla crisi, in quanto il contesto macroeconomico ha richiesto alla BCE di fare affidamento a misure di politica monetaria non convenzionale, come il Forward Guidance, che guarda caso basa la sua intera efficacia proprio…… sulla credibilità della BCE!

Ce lo ricordiamo tutti il Whatever it Takes di Mario Draghi, no?

Dal 2015 poi la comunicazione è diventata sicuramente più trasparente, con il parlamento europeo che ha chiesto la pubblicazione della durata dei meeting, prassi diffusa per le banche centrali dei paesi avanzati.

Tuttavia, la trasparenza non si è spinta oltre, visto che, a differenza della Fed, non vengono date informazioni su quali membri del consiglio abbiano votato a favore o contro le policy discusse.

Altro spartiacque è il 2019, visto che grazie all’elezione di Christine Lagarde a Presidente della BCE si dà una forte spinta verso la comunicazione ai non esperti. Da neo eletta Lagarde dichiarò infatti che “una delle priorità della mia Presidenza sarà rinforzare il ponte tra noi e il pubblico”.

Una comunicazione di stampo moderno

L’occasional paper che la BCE ha pubblicato nel settembre 2021 enuncia le idee della banca centrale a riguardo, distinguendo tra canali tradizionali per la diffusione di informazione, come televisione e giornali, e nuovi canali, come i social.

Per quanto concerne la prima categoria, la fonte riporta dati sulla distribuzione delle interviste dei membri del Board esecutivo della BCE nel 2020: “33% of interviews were given to financial and business media, 27% were conducted with established national newspapers and magazines, while 20% aired on nationwide general-interest television and 11% on radio stations”.

Tra i media citati nessuno è sotto il diretto controllo della BCE; nell’analisi di questi canali, infatti, è da prendere in considerazione chi scrive e chi decide gli argomenti da trattare.
I giornalisti e i direttori di queste piattaforme fanno variare l’informazione al variare di cosa viene offerto dall’attualità, per informare lettori e telespettatori.
A meno che non ci siano notizie di spessore riguardati la banca centrale non viene rilasciata alcuna informazione.

Canali moderni invece sono i social, che, come confermato da stime Reuters Institute, sono usati dalla fetta più giovane della popolazione come mezzo di informazione.

I social differiscono tra loro in termini di distribuzione di età del pubblico, di possibile uso di immagini, video ed in termini di algoritmi alla base della diffusione di ciò che è pubblicato. L’efficacia del messaggio dipende quindi dalla capacità di adattarsi alle varie piattaforme e alla loro utenza.

Il sito ECB mostra, nella sezione dedicata, l’elenco degli account social gestiti dall’istituzione e dai membri del Board. Riguardo ai primi si trovano 3 account Twitter (uno generale, uno dedicato alla ricerca e uno dedicato ai target), un account per ogni altro social di maggiore diffusione e accounts su piattaforme di podcast, in cui con cadenza regolare vengono rilasciati approfondimenti dalla durata variabile. Tra i secondi rientrano gli account di Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, Frank Elderson e Isabel Schnabel, entrambi membri del Comitato esecutivo della Banca centrale europea.

La tabella mostra gli account raggiunti a gennaio 2022 dalla BCE, dai suoi membri e dalle banche centrali nazionali. La BCE vanta numeri importanti su entrambi i social riportati, ma colpisce maggiormente la platea di Christine Lagarde, la quale risulta essere molto seguita su Twitter, e in maniera molto maggiore su LinkedIn. Anche seguendo un confronto con le banche centrali nazionali emerge una forte tendenza nell’utilizzo di LinkedIn.

Ulteriori dati sono offerti dal paper “Central bank communication and social media:From silence to Twitter”.

La tabella mostra i dati sull’engagement su Twitter di più banche centrali, aggiornati a settembre 2022. In particolare, la tabella mostra la data di iscrizione al social, il numero di tweets, la percentuale di risposte e il numero medio di likes e retweets.

La Bce è stata tra le prime banche centrali a creare un account Twitter, entrando nel social a ottobre 2009, in linea con la necessità di una maggiore comunicazione post 2008. Allo stesso periodo risalgono gli account di Bank of Canada, FED, Bank of England e Bank of Mexico.

Ulteriori spinte verso i social da parte delle banche centrali sono avvenute tra gli anni 2010-2011; Banca di Italia e Bundesbank, pur non avendo funzioni di banche centrali, risalgono invece al 2012.

La Bce è anche tra le banche centrali con maggior numero di tweet pubblicati, pur essendo molto lontana da altre realtà come Bank of Mexico e Bank of Indonesia.

Per valutare l’engagement degli utenti, notiamo una percentuale di risposta ai tweet del 2%, molto inferiore rispetto ad altre banche, ma in linea con molte altre banche centrali; la performance è nella media anche per numero di likes e retweets.

Se consideriamo la comunicazione via social network, diverse linee guida devono essere seguite. La comunicazione deve essere trasparente e affidabile. I social garantiscono un’ampia platea diversificata in termini di background, tecnici di ogni disciplina hanno la possibilità di diffondere e commentare, indirizzando poi l’opinione pubblica. Proprio questa diversificazione richiede l’articolazione di post e articoli in modo da poter essere letti da tutti, senza omettere tuttavia dettagli, statistiche e dati. Un ulteriore vantaggio è il timing delle informazioni: i messaggi immediati che possono essere diffusi con un tweet influenzano una policy, avendo un primo e istantaneo impatto sulle aspettative, senza che voci infondate o dubbi creati dalla mancanza di informazione si diffondano.

Esiste però una differenza tra le esigenze dell’audience e le necessità della banca centrale. La prima categoria cerca opinioni, volti a garanzia delle informazioni e spiegazioni sulle motivazioni e gli effetti. La seconda categoria fonda la propria comunicazione su informazioni oggettive provate dai dati.

Ehi Ale, qual è la tua opinione?

L’opinione diretta del vostro Ale.conomista!

Il nuovo focus che le Banche Centrali di tutto il mondo, BCE in primis, stanno dando alla comunicazione è sicuramente rilevante e di interesse per tutti, dai cittadini agli investitori.

Il metodo di comunicazione “innovativo” basato su trasparenza e spiegazione e che fa leva sia sui canali tradizionali che su quelli moderni (social) è senza dubbio utile per aumentare il livello di institutional trust percepito dai cittadini, che ovviamente porta benefici nel medio termine.

C’è un però da sottolineare…

Tutta bella la nuova comunicazione, ma ha senso farla solo se la Banca Centrale è già credibile.

Questo perché gli investitori non basano ancora le proprie scelte su quel tipo di comunicazione, ma lo fanno su quella tradizionale (le conferenze stampa), quindi di fatto serve più per i cittadini normali per farsi un’idea di come vengono prese alcune scelte!

Della comunicazione ci siamo resi conto troppo tardi?

Ci si è resi conto troppo tardi dell'importanza della comunicazione delle Banche Centrali. È infatti solo dalla situazione di inflazione fuori controllo e tassi di interesse elevatissimi degli anni '70 che si è capito che le banche centrali erano in grado di ancorare le aspettative di inflazione delle persone grazie alla loro comunicazione.

E infatti fu proprio in quel periodo che si passò dal monetary targeting all'interest rate targeting - per poi arrivare oggi all'inflation targeting).

Ogni banca centrale ha una propria strategia comunicativa, ma da questo punto di vista la BCE è molto forte, forse seconda solo alla FED in tutto il mondo.

La divulgazione che stanno iniziando a fare sui social poi è ottima (abbiamo aumentato i tassi per questo e questo motivo - facendo capire quello che fanno e perché lo fanno), perché questo impatta positivamente sulla credibilità dal punto di vista dei cittadini.

Se è però vero che i social sono importanti e significativi, come dicevamo prima questa comunicazione è ancora marginale, visto che sono le conferenze stampa ciò che ascoltano i market movers (aka chi ha i soldi, ovvero gli investitori).

Lì si che se si sbaglia una parola si rischia davvero grosso…

Basti ricordare le dichiarazioni di Lagarde all’inizio della Pandemia, quando disse che "non siamo qui per ridurre gli spread tra Paesi"… parole dopo le quali iniziò un rapido sell-off sui titoli di stato di alcuni Paesi, tra cui l’Italia, con lo spread che tornò a salire per qualche giorno.

Certo è che la comunicazione innovativa avvicina i cittadini alle istituzioni, portando una ventata di political trust che male non può sicuramente fare, però gli investitori continuano a guardare le conferenze stampa, quindi è lì che si fa la differenza.

Tutta la comunicazione di una Banca Centrale sono quindi fondamentali e necessaria, ma alla base deve esistere un livello di credibilità percepito, altrimenti sono inutili...

Pensiamo al caso estremo: se domani la banca centrale Argentina inizia a fare tweet o post instagram perfetti in cui annuncia le sue manovre non è che la sua credibilità aumenterà!

Lascio tirare a voi le conclusioni…

A venerdì,
Ale 💙

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