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💴💶Giappone e i PIGS stupiscono ancora

Buongiorno! Io sono Ale e questa è dipende, la newsletter che risolve tutti i tuoi dubbi sull'economia (per davvero!).

Di cosa parliamo oggi?

  • 🇯🇵 Il Giappone va in recessione

  • 🇪🇺 La rivincita dei PIGS

🇯🇵 Il Giappone va in recessione

Credits: Corriere Asia

Nell’ultimo trimestre del 2023, il Prodotto Interno Lordo del Giappone si è ridotto dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Possiamo quindi parlare di recessione tecnica, dato che anche nel trimestre precedente il Pil si era contratto (-0,8%).

Nota: si parla di recessione tecnica quando il Pil si contrae per due trimestri di fila

Nonostante i dati negativi relativi all’ultima metà del 2023, l’economia del Giappone è comunque cresciuta in media dell’1,9% rispetto al 2022.

Quali sono le cause della recessione giapponese?

  • 💹 L’inflazione: la pressione sui prezzi, generalizzata in tutte le economie avanzate, è particolarmente persistente in Giappone per via dalla continua svalutazione dello yen.

  • 📊 Da anni l’economia giapponese cresce lentamente: un po’ come accade da noi, l’economia Giapponese non cresce a ritmi sostenuti, nonostante gli interventi espansivi in termini di politica fiscale e accomodamento monetario (tassi di interesse bassi per un tempo prolungato).

  • 📉 Riduzione della forza lavoro, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.

La situazione Giapponese viene spesso paragonata a quella Italiana quando si parla di aumentare il debito pubblico, dove i sovranisti tendono a dire “perchè il Giappone sì e noi no?” (Spiego in questo articolo alcuni motivi per cui non è possibile seguire la politica del debito Giapponese).

In questo caso mi viene da dire che dal caso Giapponese possiamo imparare almeno 2 evidenze di politica economica:

1) Svalutare la propria valuta può aiutare l’economia, ma solo nel breve periodo: quando la svalutazione è prolungata, oltre a creare una sfiducia da parte dei propri cittadini - che può portare a un circolo vizioso - le importazioni costano di più. E, dato che qualsiasi paese è dipendente in qualche misura dalle importazioni, queste da un lato appesantiranno la bilancia commerciale, riducendo la domanda aggregata e quindi il Pil; dall’altro ci sarà inflazione dal lato della produzione, considerato il costo crescente degli input importati che si scaricherà in parte sui prezzi più elevati al consumo.

2) “Puoi portare il cavallo all’acqua, ma se il cavallo non è assetato non berrà”: la Banca Centrale e il Governo stanno facendo di tutto per stimolare la domanda interna, che non riesce a crescere. La scarsa propensione al consumo dei cittadini Giapponesi si riflette in un’elevata propensione al risparmio. Ecco che, a volte, essere “miopi” nelle scelte, ad esempio consumando più nel breve periodo piuttosto che accumulando risparmi, più aiutare a far crescere i consumi e la domanda aggregata (ovviamente a discapito dell’inflazione, che potrebbe aumentare ulteriormente in caso di aumento dei consumi).

Perciò, ancora una volta l’evidenza ci dimostra che non basta avere una politica monetaria indipendente o aumentare il debito pubblico per far crescere un’economia strutturalmente e in modo sano. E dovremmo imparare a confrontarci con gli altri Paesi non solo quando ci fa comodo prenderli come riferimento per giustificare possibili politiche economiche insostenibili (es. aumento debito).

🇪🇺 La rivincita dei PIGS

I dati della Commissione Ue relativi al 2023 mostrano un’economia Europea frammentata:

Credits: Elaborazione personale su dati Eurostat (Alessandro Cascavilla, PhD)

Parecchie economie hanno registrato un calo del Pil (indicate nelle barre rosse, tra cui Germania e Finlandia), mentre altre hanno trainato la crescita Europea, tra cui proprio i PIGS: Portogallo, Italia, Grecia e Spagna.

L'Italia quindi si posiziona a metà classifica tra le economie Europee per livello di crescita economica nel 2023, un pelo sopra la media UE (0,6% vs 0,5%).

Guardando invece alle previsioni di crescita del 2024 possiamo notare che la situazione è del tutto diversa rispetto all’anno precedente.

Credits: Elaborazione personale su dati Eurostat (Alessandro Cascavilla, PhD)

Come si può facilmente notare, nessun Paese avrà una contrazione del Pil, ma registreranno tutti una variazione positiva (si spera). A differenza del 2023, l’Italia si posiziona al di sotto della media UE per tasso di crescita previsionale (0,7% vs 0,9%), e anche dell’Area Euro (0,8%).

I restanti Paesi PIGS, esclusa l’Italia, cresceranno invece a un ritmo più elevato, mentre Germania e Olanda, storicamente Paesi virtuosi, si trovano in coda, insieme alla Svezia.

Questa volta, più che un’opinione, vi mostro un grafico e poi vi lascio una domanda. Guardate questo grafico, che mostra la previsione di crescita nel 2025 (è lontano e la previsione è quindi poco affidabile, lo so, ma offre uno spunto interessante):

Credits: Elaborazione personale su dati Eurostat (Alessandro Cascavilla, PhD)

L’Italia risulta la penultima economia in Europa per crescita del Pil, insieme alla Germania.

Domanda

Considerato che nel 2023 siamo cresciuti dello 0,6% (0,1% in più della media UE, quindi niente di che), nel 2024 cresceremo meno della media UE, e nel 2025 saremo all’ultimo posto, mi chiedo:

I fondi del PNRR, che avevano come obiettivo quello di rilanciare il tasso di crescita strutturale della nostra economia, sono stati spesi in modo efficace?

È possibile avere queste performance (ovviamente non sufficienti) nonostante siamo il Paese che ha ricevuto più fondi di tutti gli altri?

Lascio a voi la risposta.

Alla prossima
Ale 💙

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💭 La lettura lunga della settimana

Molte delle iniziative di alto livello che si sono sviluppate negli ultimi anni hanno riguardato i rischi dell’Intelligenza Artificiale (IA). Le potenzialità vengono spesso citate, ma raramente dimostrate. Di seguito…

👨🏻‍🏫 Il Grafico della settimana

Il settore pubblico è corrotto?

Non possiamo rispondere in maniera diretta a questa domanda, ma è possibile chiedere alle persone come percepiscono questo settore.

La corruzione percepita nei confronti del settore pubblico, risulta particolarmente alta per l’Italia, mentre per gli altri Stati la situazione si fa più variegata.

Credits: Our World in data

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