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NEET ed inverno demografico

Buongiorno! Io sono Ale e questa è dipende, la newsletter che risolve tutti i tuoi dubbi sull'economia (per davvero!).

Di cosa parliamo oggi?

  • 🇮🇹 NEET: come siamo messi?

  • 🧓🏻 L’Italia non smette di invecchiare

NEET: come siamo messi?

Credits: TiConsiglio

Prima di partire con l’articolo:

Chi sono i NEET?

Il termine NEET (Neither in Employment nor in Education and Training) identifica le persone che non lavorano e che non sono nè all’interno di un percorso scolastico che in uno di formazione.

Insomma, parliamo dei cosiddetti inattivi.

Recentemente, la percentuale di NEET giovani italiani (15-29 anni) è tornata ai livelli del 2007, al 18,8%.

Nonostante questo lieve miglioramento, i numeri rimangono oggettivamente preoccupanti specie se li confrontiamo con gli altri paesi.

In Europa la situazione si mostra particolarmente eterogenea:

  • 🇷🇴 Romania: 19,8%

  • 🇮🇹 Italia: 18,8%

  • 🇪🇸 Spagna: 12,7%

  • 🇫🇷 Francia: 12%

  • 🇪🇺 Media europea: 11,7%

  • 🇩🇪 Germania: 8,6%

La situazione è variegata anche all’interno dei nostri confini nazionali, con il divario tra Nord e Sud visibile anche da questi valori:

  • ⛰️ Nord Italia: 13,5%

  • 🏛️ Centro: 15,3%

  • 🏖️ Mezzogiorno: 27,9%

In Italia il problema dei NEET è molto grave, ma la cosa peggiore è che non viene facilmente visto dalla classe dirigente.

Va poi considerato che l’aumento del numero di NEET contribuisce a diminuire il tasso di disoccupazione, in quanto cala la quota di persone in cerca un lavoro.

Dobbiamo quindi stare attenti se vediamo la disoccupazione scendere, poiché questo può dipendere sia dalla crescita economica, sia dalla “sfiducia” o gli eventi avversi che fanno aumentare la quota dei NEET.

Il fatto che siamo tornati ai livelli pre-2008 è positivo, ma non dimentichiamoci che la situazione rimane abbastanza negativa, specialmente per quanto riguarda il Sud Italia.

E questo dipende da:

  • Bassi incentivi alla formazione, che non essendo particolarmente robusti non riescono ad elevare il capitale umano e a rompere la “trappola della povertà” che sta alla base della sfiducia nei confronti del mondo del lavoro (Basso capitale umano → Poca innovazione → Poche imprese → Bassa richiesta di capitale umano → Poco incentivo individuale a formarsi → Basso capitale umano)

  • Bassi incentivi ad entrare nel mercato del lavoro, specialmente per i giovani

E le politiche dello Stato fanno attualmente molto poco per ridurre il numero di NEET.

A riprova di ciò che sto dicendo si può vedere come ci sia un’elevata correlazione tra titolo di studio e quota di NEET, che mostra come queste due variabili si muovano insieme.

Ovviamente questo è un ragionamento che si lega al concetto di correlazione, cosa ben diversa dalla causalità, però rende molto l’idea.

Lascio a voi tirare le somme…

L’Italia non smette di invecchiare.

Credits: The Guardian

In Italia c’è un fenomeno che aumenta di anno in anno e che, con il passare del tempo, intacca anche i conti pubblici: l’invecchiamento.

I fattori che entrano in gioco sono i seguenti:

  • 👩‍⚕️ Aumento della speranza di vita: con conseguente aumento della quota di popolazione esterna al mercato del lavoro

  • 👶 Diminuzione delle nascite: che comporta una diminuzione delle persone che lavorano e genereranno reddito utile anche a pagare le pensioni di chi si è ritirato dal mercato del lavoro

Lo squilibrio è evidente, e si sta cercando di risolvere il problema attraverso le seguenti misure:

  • ⬆️ Aumento dell’età pensionabile: così da mantenere stabile la quota di lavoratori che pagano i contributi previdenziali

  • ⬆️ Rimodulazione al ribasso degli importi delle pensioni: in quanto aumentando l’aspettativa di vita ed il numero di pensionati, a meno di aumentare i contributi ai lavoratori, questa rimane l’unica opzione possibile

E il problema dell’invecchiamento della popolazione non riguarda solo il nostro Paese.

Alcune stime riguardanti l’invecchiamento della popolazione relative all’anno 2100 mostrano valori caratterizzati dallo stesso trend al rialzo.

Credits: IlSole24Ore

Il problema che deriva dall’invecchiamento della popolazione è ovviamente legato all’aumento complessivo della spesa pubblica per le pensioni.

La mia opinione è che le istituzioni devono necessariamente inventare una nuova struttura economica e sociale sostenibile.

Infatti, se è vero che la concezione del diritto alla pensione dopo i 60 anni sia diventata una sorta di diritto acquisito, è altrettanto vero che con l’allungamento della speranza di vita, al fine di tutelare i conti pubblici, è necessario che l’età pensionabile ne tenga conto.

In più, si deve fare in modo che chi ha ancora la possibilità di lavorare, chi è ancora attivo, debba continuare a contribuire alla crescita economica del Paese.

Mi sento di sottolineare come il concetto di longevità si leghi con quello di crescita economica.

In particolare, si renderà necessario, prima o poi, ancorare le grandezze economiche relative ai conti pubblici, come ad esempio l’età pensionabile, all’età biologica dell’individuo, e non quella anagrafica.

Ci sono numerosi studi scientifici su come la discrepanza tra età biologica e anagrafica possa essere sfruttata per aumentare la crescita economica e rendere i conti pubblici più sani, anche se mi sento di sottolineare come l’evidenza empirica dell’invecchiamento della popolazione sia un fatto da analizzare da molteplici prospettive, in quanto estremamente complesso in termini di ripercussioni sulla società.

Alla prossima,
Ale 💙

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💭 La lettura lunga della settimana

Il tema dell’invecchiamento della popolazione è una delle sfide che il nostro Paese (e non solo) dovrà affrontare, al fine di evitare un’insostenibilità dei conti pubblici ed una iniquità intergenerazionale dilagante.
Il CEPR, analizza la questione da differenti prospettive ed in maniera dettagliata. (Leggi qui)

👨🏻‍🏫 Il Grafico della settimana

L’inflazione tendenziale (ottobre 2022 vs ottobre 2023) scende all’1,8%.

Secondo l’ISTAT “La drastica discesa del tasso di inflazione si deve in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici, in decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto”.

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