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I salari reali stanno cadendo...

La discesa dei salari reali ha impattato su tutti i Paesi OCSE, ma in Italia di più!

Buongiorno! Io sono Ale e questa è dipende, la newsletter che ogni venerdì risolve tutti i tuoi dubbi sull'economia (per davvero!).

Di cosa parleremo oggi?

L’inflazione nell’ultimo anno ha colpito duramente famiglie ed imprese, con le prime che nel 2022 hanno visto una riduzione rilevante del proprio salario reale.

In particolare in Italia si sta assistendo ad una peculiarità per nulla trascurabile, ovvero un’inflazione decisamente più elevata della media dei Paesi OCSE, che non fa altro che aumentare le difficoltà delle famiglie meno abbienti.

Un confronto con gli altri Paesi avanzati

Attualmente le tensioni inflazionistiche stanno colpendo, seppur con una certa variabilità, tutti i Paesi sviluppati, portando almeno nel breve periodo ad una diminuzione dei salari reale dei lavoratori.

Come anticipato poc’anzi ciò che pone l’Italia in una situazione particolare è che l’aumento di inflazione sperimentato è molto alto, e oltre a generare difficoltà e “nuova povertà” rischia di sfociare in una serie di tensioni sociali.

E le conseguenze di questo problema le vediamo quando osserviamo l’andamento dei salari reali

Come è possibile vedere dal grafico il nostro Paese ha sperimentato una perdita di salario reale pari al -7,5% nell’ultimo anno, che confrontato con le altre economie avanzate, assume ancora più rilevanza. Questo si oppone ad un Paese come la Francia, dove invece il salario reale é addirittura aumentato!

Ma a cosa è dovuta questa impennata dei prezzi?

Principalmente a due fattori:

  • Ripresa post-Covid, con il “risveglio” delle attività produttive e lo slancio della domanda, rimasta compressa dalle misure restrittive per arginare la pandemia;

  • Guerra Russo-Ucraina, che ha peggiorato il trend rialzista sulle materie prime (soprattutto energetiche) che stavamo vivendo.

Ma cosa ci aspetta nell’immediato futuro?

Il futuro si prospetta meno nefasto, ma comunque molto poco roseo… secondo le stime, i salari nominali cresceranno meno della variazione dei prezzi, almeno per il 2023, mentre nel 2024 si prevede un leggero aumento in termini reali.

Un decremento dei salari reali vuol dire una diminuzione del paniere di beni che un lavoratore può comprare a parità di salario nominale. Ciò implica una diminuzione dei consumi dei lavoratori e, simmetricamente, un risparmio per le imprese, che al netto dell’aumento dei prezzi che possono effettuare si troveranno a pagare un salario reale decrescente.

Ovviamente questo ragionamento tiene nel breve periodo, in quanto a tendere i lavoratori richiederanno degli adeguamenti salariali per poter sostenere il proprio tenore di vita.

Per poter quindi esaminare la situazione nel modo migliore possibile dobbiamo considerare tutte le conseguenze di una diminuzione del salario reale, rapportandola al breve e al lungo periodo:

  • Nel breve periodo una contrazione dei salari reali è sostenibile, con le famiglie che possono dar fondo ai risparmi e le imprese che se ne possono avvantaggiare.

  • Nel lungo periodo, d’altro canto, se non si attuano politiche atte a riequilibrare la situazione nel mercato del lavoro, il rischio é che il malcontento sfoci irrimediabilmente delle tensioni sociali.

Ma non esiste una soluzione semplice?

La soluzione più semplice sarebbe quella di aumentare i salari nominali in modo da compensare la perdita di potere di acquisto.

Questa operazione risolverebbe il problema in maniera istantanea, tutelando il potere di acquisto delle famiglie e consentendo di risolvere le potenziali tensioni sociali.

Tuttavia, per quanto tale soluzione sia la più intuitiva, agire in questo modo porterebbe irrimediabilmente al crearsi di una spirale prezzi-salari, che porterebbe poi ad una situazione ben peggiore di quella di partenza…

Ehi Ale, qual è la tua opinione?

Vuoi saperne di più e comprendere meglio questa vicenda economica di primaria importanza per il nostro Paese?

Beh, dipende tutto da te!

Al costo di un caffè a settimana (adeguato all’inflazione corrente 😉), potrai sapere cosa ne pensa Ale!

L’opinione diretta del vostro Ale.conomista!

Esiste una disparità temporale (e dobbiamo farcene una ragione)

Il grosso problema di cui spesso si parla troppo poco é l’ovvia esistenza di una disparità temporale nel mercato del lavoro: a differenza di altri mercati, il mercato del lavoro soffre di una disparità temporale, tale per cui i salari richiedono molto più tempo ad aggiustarsi rispetto alle variazioni dei prezzi.

E il motivo é piuttosto semplice: i prezzi possono essere cambiati dall’oggi al domani nella stragrande maggioranza dei casi (basta infatti un semplice cambio dei listini), ma per i salari non funziona così.

Adeguamenti salariali richiedono infatti la contrattazione collettiva, che sappiamo bene essere piuttosto incasinata e pachidermica nel nostro Paese.

Dobbiamo poi tenere conto delle aspettative

Se anche fosse vero che basterebbe aumentare i salari al punto da allinearsi all’aumento dei prezzi, dobbiamo tenere conto di cosa succederebbe in prospettiva...

In prospettiva, infatti, i sindacati tenderanno a fare aumentare i salari prevedendo quale sarà l'aumento dei prezzi, prima che questo effettivamente si manifesti.

Ció spingerá di conseguenza le imprese ad aumentare i prezzi piú di quanto avrebbero fatto, anticipando le future richieste sindacali di aumenti di salario generalizzati.

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