- dipende
- Posts
- Siamo (tar)Tassati!
Siamo (tar)Tassati!
Buongiorno! Io sono Ale e questa è dipende, la newsletter che risolve tutti i tuoi dubbi sull'economia (per davvero!).
Di cosa parliamo oggi?
🇮🇹 Quante tasse paghiamo in rapporto al PIL?
💸 Chi paga più imposte?

🇮🇹 Quante tasse paghiamo in rapporto al PIL?

Credits: QuiFinanza
Il nostro Paese, si sa, è famoso per l’elevato carico fiscale che cittadini ed imprese devono pagare per ottemperare ai propri doveri e finanziare la spesa pubblica.
Ma di preciso, sai a quanto equivale l’ammontare dei pagamenti nei confronti dello Stato?
Nel 2022, tasse e contributi sono stati pari al 42,9% del PIL, in leggero aumento rispetto al 42,8% del 2021.
In Europa, invece, il rapporto tra “tasse e contributi” e “PIL” si è mosso dal 41,5% del 2021 al 41,2% nel 2022.
Ma come si posizionano gli altri paesi europei?
🇫🇷 Francia: 48%
🇧🇪 Belgio: 45,6%
🇦🇹 Austria: 43,6%
🇮🇪 Irlanda 21,7%
🇷🇴 Romania 27,5%
🇲🇹 Malta 29,6%
Insomma, non c’è una regola generale, con ogni Stato che gestisce questo rapporto base alle sue preferenze e al proprio percorso storico-sociale.

È palese che la pressione fiscale il Italia sia molto elevata, ma dobbiamo riflettere sul fatto che questa è la conseguenza diretta del fatto che negli anni abbiamo aumentato costantemente la spesa pubblica.
Attualmente la spesa pubblica si assesta a €1.000 miliardi l’anno, circa il 50% del PIL.
Quindi è chiaro che, se da una parte questa può essere “tranquillamente” finanziata a deficit in maniera cronica, il grosso deve necessariamente essere coperto attraverso le entrate fiscali.
Quando un Governo aumenta la spesa, inizialmente magari lo farà a deficit (come sta avvenendo in questi mesi con il taglio del cuneo fiscale), ma prima o poi dovrà venire un Governo, un policy maker che, se vuole mantenere le misure senza dissestare i conti pubblici, dovrà obbligatoriamente utilizzare le risorse derivanti dalle imposte e non più con risorse a prestito.
Si può dire quindi che, se andiamo incontro ad un sistematico aumento insostenibile della spesa pubblica, a meno che quest’ultimo non sia coperto da una crescita strutturale (e non è facile, visto che in Italia manca da ormai 30 anni), questa dovrà essere finanziata da una maggiore pressione fiscale.
Il paradosso italiano, a mio avviso, è che pretendiamo di avere una tassazione bassa (approccio molto liberista), ma allo stesso tempo vogliamo anche un sistema di welfare denso e strutturato, che per definizione ha bisogno di essere finanziato da tasse e imposte.
Inoltre, vale la pena aggiungere un particolare molto semplice quanto importante, ovvero che la pressione fiscale ha un limite, e non può quindi aumentare in maniera indefinita.
Ovviamente non si può andare oltre al 100%, senza contare che la soglia socialmente accettabile è, per ovvie ragioni, più bassa.
Lascio a voi tirare le somme…

Chi paga più imposte?

Credits: Gazzetta del Sud
In Italia, coloro i quali contribuiscono maggiormente a pagare le imposte sui redditi appartengono alla fascia che guadagna oltre €35.000 lordi all’anno.
Per capire il differenziale con le altre classi di reddito basta vedere che:
La classe di reddito che supera i €35.000 euro contribuisce a pagare oltre il 62% del totale delle imposte sui redditi pur corrispondendo ad“appena” il 14% del totale dei contribuenti
Le classi di reddito inferiori a €15.000 contribuiscono a pagare appena l’1,73% del totale delle imposte sui redditi, ma rappresentano il 40% del totale dei contribuenti
La differenza a livello contributivo si manifesta poi anche in termini geografici:
⛰️ Nord Italia: €100,6 miliardi (57,43%);
🏛️ Centro: €38,2 miliardi (21,83%);
🏖️ Mezzogiorno: €36,3 miliardi (20,74%);
Queste grandi differenze sono imputabili a:
📈 Sistema fiscale progressivo, ovvero a mano a mano che il reddito aumenta aumentano più che proporzionalmente le imposte da pagare (basta guardare gli scaglioni della nostra IRPEF)
🧑💼 I redditi più elevati verranno tassati di più, quindi non è un caso che il Nord contribuisca maggiormente al gettito complessivo, avendo base imponibile maggiore e più redditi elevati rispetto al Centro e al Sud.

Il sistema fiscale italiano è insostenibile, o comunque si basa sulle spalle di (troppi) pochi, contribuenti.
Il 14% dei contribuenti che versa i due terzi di tutto il carico fiscale, relativamente al reddito delle persone fisiche, è un dato eclatante, che dovrebbe far riflettere.
Voglio ribadire come il principio di progressività sia importante e centrale, però qui è presente uno “sbilanciamento” non indifferente.
In particolare, chi dovrebbe essere incentivato a generare ricchezza e PIL si trova ad essere “assediato” da imposte che reggono la maggior parte del sistema fiscale.
Quello che voglio sottolineare è che il problema non è nel modo più assoluto il principio di progressività, bensì l’eccessiva imposizione fiscale.
Uno dei principali fattori scatenanti di questa insostenibilità del nostro sistema fiscale è la mancanza di grandi imprese nel nostro Paese.
La maggior parte delle entrate statali deriva infatti da tassazione dei redditi da lavoro, che per sua natura è molto meno mobile rispetto alle imprese e i relativi capitali (un’impresa può de-localizzare più facilmente rispetto all’emigrazione di un lavoratore).
Questo implica un costo del lavoro elevato e aziende poco incentivate a localizzare e produrre in Italia.
Quindi, tendenzialmente, chi può produrre grandi quantità di valore aggiunto non lo farà in Italia, e se sì, lo farà “a nero”.
Una fotografia decisamente poco gradevole che è la manifestazione di un concreto malfunzionamento del nostro sistema è quello relativo alle dichiarazioni dei redditi.
In particolare, dai dati emerge che nell’ultimo anno addirittura il 47% degli italiani non ha dichiarato nulla al Fisco.
Un' italiano su due che non percepisce reddito all’interno del nostro Paese è alquanto strano e poco credibile, ma la cosa peggiore è che probabilmente tale fatto si sostanzia in una realtà ben più grave di quella che ci appare.
Alla prossima,
Ale 💙

👀 Articoli interessanti
L’economia dell’Egitto è messa molto male(IlPost)
Fmi bacchetta l'Italia: "Nella Manovra nessuna riforma per la crescita" | Frena l'economia europea, +1,3% nel 2023 (Tgcom24)
Economia circolare, plastica trasformata in olio e gas ricchi di idrocarburi (IlSole24Ore)
“Tassateci o economia del mondo a rischio”. Cento milionari al G20: vogliamo poter pagare di più. (Ilfattoquotidiano)

💭 La lettura lunga della settimana

La riforma dell’Irpef è uno degli interventi principali di cui questo Governo si fa portatore, anche se in molti hanno dubbi sul fatto che, nonostante i vantaggi che porterebbe alle fasce di reddito meno abbienti, sarebbero in realtà le classi con redditi più elevati a beneficiare in misura maggiore della riforma.
L’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani (OCPI) analizza più nello specifico la questione. (Leggi qui)
👨🏻🏫 Il Grafico della settimana
Per quanto l’inflazione mostri segni di un deciso rallentamento, bisogna rimanere cauti, in quanto lo scenario in continuo divenire si mostra variegato ed imprevedibile.
Di seguito possiamo vedere l’andamento atteso dei tassi a breve della BCE, con le proiezioni ed il “recommendend range”.

Vuoi un consiglio su una Newsletter top da seguire? Dai un’occhiata a questa:
|

Ti è piaciuta la newsletter di oggi?Diccelo con un voto! |

Ti hanno inoltrato questa mail? Clicca qui per iscriverti gratuitamente!
Newsletter a cura di Augusto Palombo