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Tripla B confermata (di nuovo)

Inoltre, il tasso di occupazione è in aumento

Buongiorno! Io sono Ale e questa è dipende, la newsletter che risolve tutti i tuoi dubbi sull'economia (per davvero!).

Di cosa parliamo oggi?

  • 🖊️ S&P conferma la tripla B per l’Italia

  • 🇮🇹 Il tasso di occupazione è in salita: cosa significa?

🖊️ S&P conferma la tripla B per l’Italia

Prima di iniziare partiamo col definire cos’è il rating:

Il rating è un giudizio di affidabilità che riflette la solvibilità e la salute economico-finanziaria di un’organizzazione. Tale valutazione di rischio può riflettere una previsione di breve o di lungo periodo. Il rating gioca un ruolo fondamentale nelle scelte degli investitori, influenzando l’andamento dei titoli e le aspettative legate alle performance di società private e soggetti pubblici. Sottoposto a revisione periodica, il rating è emesso da un’agenzia specializzata tramite un dettagliato processo di analisi di tipo quantitativo e qualitativo. 

Fonte: Moneyfarm

Fornita questa preziosa informazione, si capisce bene quanto sia importante per l’Italia, caratterizzata da un livello di indebitamento pari al 137% del PIL, avere un giudizio positivo da parte delle agenzie che si occupando della definizione del livello di affidabilità e solvibilità del nostro Paese.

S&P ha confermato il rating di tripla B, una notizia positiva per un verso e meno per un altro:

  • 🥳 La notizia è positiva in quanto tale livello indica un grado di affidabilità tale per cui è “sicuro” investire. In poche parole, si sta dicendo che il Paese in questione è sicuro;

  • 😥 La notizia è meno positiva di quel che è in quanto la tripla B è il livello minimo in termini di affidabilità e solvibilità di un Paese.

In sintesi, il nostro Paese ha conquistato una sufficienza in termini di solvibilità, nulla di incredibilmente soddisfacente ma nemmeno male.

I prossimi “appuntamenti” da non perdere con le agenzie di rating sono:

  • DBRS il 26 aprile

  • Fitch il 3 maggio

  • Moody’s il 31 maggio

Infine, come considerazione dello specifico quadro macroeconomico che caratterizza l’Italia riportiamo quanto detto da Alfred Kammer, direttore dell’European Department del Fondo Monetario Internazionale sottolinea come il Governo italiano debba implementare le riforme strutturali al fine di rilanciare la produttività e stimolare la crescita che dalle previsioni attuali non sembra poter superare il valore più ottimistico dell’1%. In particolare sottolinea come non ci si debba fermare all’applicazione del PNRR, ma andare oltre, preparando dei programmi almeno di medio termine (Fonte: wallstreetitalia).

Non sono sorpreso che il rating del nostro debito non abbia subito variazioni significative. Quello che mi preoccupa è che i nostri politici hanno votato a sfavore (o si sono astenuti) sull’approvazione in Parlamento UE rispetto alle nuove regole del Patto di Stabilità e Crescita.

Sono sicuro che nei prossimi anni il nostro rapporto debito/Pil crescerà più di quanto previsto nel DEF. E questa non è solo una mia impressone, ma l’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani ha stimato il “vero” andamento tendenziale del nostro debito:

Fonte: OCPI

Il problema, quindi, non è attuale, ma è prospettico: saremo in grado di stare al passo con le nuove regole sui conti pubblici dell’UE? Personalmente ho qualche dubbio. Non tanto sulla solvibilità (se il Governo continua a emettere BTP valore illudendo gli italiani di andare in crociera, questi ultimi continueranno a finanziare il nostro debito), quanto sulla sostenibilità.

Sono curioso quindi di vedere come sarà il rating sullo stesso debito italiano tra un anno. Ne vedremo delle belle, e le commenteremo insieme in questa newsletter (segnatevelo!).

🇮🇹 Il tasso di occupazione è in salita: cosa significa?

Il tasso di occupazione italiano è in aumento!

In particolare, a dicembre 2023, il numero di occupati è arrivato a superare le 23,5 milioni di unità in aumento di quasi 500 mila unità rispetto al 2022, portando l’indicatore al 61,9%.

Tale andamento è indiscutibilmente positivo, in quanto è indiscutibilmente positivo, in quanto più persone lavorano, più possono contribuire alla crescita del PIL.

Accanto a questo andamento positivo si aggiunge un dato meno confortante, ovvero l’aumento del numero di inattivi (+19 mila unità ovvero +0,2%).

L’ISTAT definisce gli inattivi come segue:

Inattivi: comprendono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o in cerca di occupazione (ISTAT).

Quindi, se da un lato ci sono più persone che partecipano al mercato del lavoro, contribuendo alla produzione nazionale, dall’altro sono in crescita anche le persone che non partecipano a tale mercato.

Vale la pena aggiungere come (purtroppo) il mercato del lavoro cambia se consideriamo gli uomini o le donne.

Infatti:

  • 👷‍♀️ L’occupazione ridotta, parziale e part-time è significativamente più elevata nelle donne rispetto agli uomini, con valori rispettivamente del 49% e 26,2% (Altraeconomia).

  • 💰 Il gender gap risulta essere pari a 7922 euro, ovvero, gli uomini, in media guadagnano quasi 8000 euro l’anno in più rispetto alle donne (Altraeconomia).

Ciò non contribuisce in maniera positiva ad una maggiore partecipazione delle donne nel mercato del lavoro, con tutte le problematiche economiche che ne derivano, oltre che ovviamente, di giustizia sociale.

Sul fronte dell’occupazione non si può dire che le condizioni economiche non siano positive. Eppure, quando si parla di occupazione è sempre utile rapportare il dato con il numero di inattivi, e in questo caso la situazione si complica.

Seppure la Curva di Phillips (relazione inversa - trade off- tra inflazione e disoccupazione) non ci prende più come un tempo, non sono eccessivamente sorpreso della correlazione tra crescita di inflazione e occupazione in Italia.

Il vero punto, assodato che le condizioni nel mercato del lavoro siano attualmente positive, è legato ai salari: possiamo gioire di un “record” dell’occupazione quando abbiamo il record di decrescita dei salari tra tutte le economie sviluppate negli ultimi 30 anni? 

Pensiamoci.

Alla prossima
Ale 💙

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💭 La lettura lunga della settimana

Le famiglie italiane, a seguito dell’aumento dei tassi di interesse, hanno riscoperto il proprio interesse verso i Titoli di Stato italiani, ma sono aumentate in maniera significativa rispetto agli anni passati, e cosa comporta a livello macroeconomico?

L’OCPI tratta la questione in maniera più approfondita!

👨🏻‍🏫 Il Grafico della settimana 

La spesa sanitaria è una voce importante all’interno del bilancio pubblico, ma quanto spende il nostro Paese?

Nel 2022, l’Italia spendeva poco più di 3300 dollari pro capite, similmente alla Spagna (3600$) e maggiormente della Grecia (2500$).

Lo “stacco” avviene se confrontiamo il nostro valore pro capite con quello francese (5200$) o tedesco (6400$).

Ancora una volta, i Paesi con una gestione più responsabile delle risorse pubbliche dimostrano come le loro policy consentano di sostenere livelli più ampi di spesa pubblica, con la Germania che quasi doppia la spesa sanitaria pro-capite italiana…

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